I Padri Passionisti hanno voluto sottolineare che Frate Gabriele in convento, si comportava proprio da santo, praticando durissimi digiuni e penitenze. Comunque si accontentava di quello che passava il Convento, principalmente minestre di legumi, come pasta e fagioli o minestra di ceci e castagne, qualche morso di formaggio pecorino e, solo nelle feste solenni, la “tazzetta”: un bicchierino di ottimo Montepulciano, prodotto dalle vigne del Convento.
C’è però un primo piatto particolare che emana tutti gli odori del Gran Sasso, e consiste in una pasta spessa come un laccio di scarpa (stringa), condita in bianco con carni ed un battuto alle 13 erbe selvatiche di questa montagna: come le voliche, una sorta di spinacio selvatico che cresceva abbondantissima nei pascoli d’altura vicino agli stazzi, poiché si concimava con il letame delle pecore. Ignazio Rozzi tentò di selezionarne i semi per poterla domesticare; il tarassaco, raccolto e contrabbandato dai pastori transumanti; la cicorietta, la carlina, un cardoselvatico, l’ ortica, il carciofo selvatico, il cartapo, il ginepro, il mugnolo (cavolo\rapa), il navone (rapa selvatica), la borragine, il finocchietto, la menta.
lngredienti per 4 persone:
Ottenuti gli «strongoli» (=stringhe), che sono una pasta spessa fatta a mano a mo' di laccio di scarpa, tipica della zona di S. Pietro, si prepari il condimento come segue: sbollentare le tredici erbe in acqua salata, e passarle al tritatutto con gli odori, compresi gli 8 chicchi di ginepro, porli in una padella larga insieme con l'olio; aggiungere la salsiccia sbriciolata e spellata e il trito di carne; fare soffriggere, tirare col vino bianco e aggiungere i funghi nettati e tagliati; lasciar cuocere sino a quando l'acqua dei funghi non si sarà ritirata; buttare dentro gli strongoli cotti a parte; saltare e aggiungere pepe e noce moscata ed abbondante parmigiano.