Ogni mare ha i suoi pesci, ogni lido il suo brodetto. Il brodetto nasce come piatto povero dei pescatori che tenevano per sé le prede meno pregiate o di minore commerciabilità o danneggiate durante la pesca. Il brodetto, dunque può essere considerato un piatto non codificato rigidamente, ma diversificato con varianti stagionali. Inoltre, tutte le varietà di pesce concorrono “democraticamente” a creare l’uniformità della pietanza, nella quale nessun sapore deve prevalere; anche il pomodoro contribuisce con discrezione, dovendo necessariamente essere poco maturo.
Giulianova rivaleggia a brodetto con Vasto e San Benedetto, proprio su alcuni dettagli di aromi e di ingredienti.
Occorrente per 6 persone:
In una teglia piuttosto larga e possibilmente di coccio, versare l’olio e tutti gli odori.
Quando soffriggerà, aggiungere le seppie tagliate a listarelle.
A metà cottura delle seppie, mettere nella teglia il pesce da taglio, gli scampetti interi, il pesce ragno e, a volontà, qualche listarella di peperone.
Poco prima che abbia termine la cottura del tutto, aggiungere i merluzzi, le triglie e le sogliole, e da ultimo le vongole e le cozze.
La cottura avrà termine quando il pesce avrà messo gli occhi fuori dalle orbite. Si raccomanda che l’olio sia purissimo e di non esagerare nella quantità di peperone.
Inoltre, il pomodoro sia piuttosto acerbo.
Al momento di portare in tavola, servito in ciotole di coccio, spolverare di prezzemolo tritato.
Rino Faranda, “Gastronomia teramana”