Alle spalle di Palazzo Farnese e addossata alla trecentesca chiesa di san Paolo, varcando il preziosissimo portale rinascimentale in pietra proveniente dall’ex monastero di Sant’Onofrio, si apre la visione della Scala Santa: una ampia scalinata di ventotto gradini fiancheggiata dalle pareti affrescate con scene della Passione di Cristo di Francesco Baldati, del XVII sec.
La cappella fu eretta per iniziativa del priore della Confraternita delle Stimmate di San Francesco e consacrata nel maggio del 1776
La devozione
Il fedele per compiere l’atto penitenziale sale in ginocchio i 28 gradini di legno d’ulivo, immedesimandosi nell’ascesa di Gesù al Calvario, nella sua passione e Resurrezione, guardando le 6 grandi tele lungo le pareti della scala, dipinte da Francesco Baldati. Giunti in cima, siamo subito nell’ambiente del Sancta Sanctorum dove sono esposte le reliquie della croce di Cristo ed il dipinto del Salvator mundi.
Il Breve Pontificio del Papa Clemente XIV (documento originale in latino) del 1772, è conservato nell’archivio della Parrocchia di Santa Maria in Platea e così recita: “A tutti i Cristiani che prenderanno visione di questa lettera, salute e benedizione. Custode amorevole dei tesori celesti della Chiesa, per incrementare la religione dei fedeli e la salvezza delle anime, a tutti i singoli fedeli, dell’uno e dell’altro sesso, veramente pentiti, confessati e comunicati che saliranno in ginocchio la Scala, costruita o da costruirsi nella città di Campli, nell’ambito della chiesa della Vergine Maria dei sette dolori, officiata dalla Confraternita delle sacre stimmate di San Francesco, in quattro giorni dell’anno, e vi eleveranno la loro preghiera a Dio per la concordia dei principi cristiani, per l’estirpazione delle eresie, l’esaltazione della Santa Madre Chiesa, con questa lettera e con l’autorità apostolica, CONCEDIAMO paternamente di poter ottenere tutte e singole le Indulgenze, la remissione dei peccati e delle pene, che potrebbero ottenere se personalmente e devotamente ascendessero in ginocchio la Scala Santa della nostra alma Roma. Inoltre a tutti i fedeli che la saliranno in qualsiasi giorno dell’anno CONCEDIAMO l’Indulgenza di cento giorni, con le debite penitenze nella forma consueta della Chiesa. Quanto stabilito ha valore in perpetuo nel futuro. VOGLIAMO, poi che detta Scala non serva ad altri usi”...
Datato a Roma presso Santa Maria Maggiore, sotto l’anello del Pescatore, 21 gennaio 1772, anno terzo del nostro pontificato.
La ritualità
L’origine della pratica devozionale della Scala santa è legata ad un momento della Passione: cioè all’ascesa di Gesù lungo i 28 gradini della scalinata marmorea del Palazzo del Procuratore Ponzio Plilato, a Gerusalemme. Durante la salita il sangue della flagellazione colava dalle ferite di Gesù e pe questo, quelle scale divennero sacre. Secondo la leggenda Sant’Elena, madre di Costantino, in un pellegrinaggio in Terra Santa recuperò il marmo della scalinata e lo fece ricollocare nel Palazzo Lateranense di Roma, istituendo il culto della scala santa con il conseguente rito penitenziale dell’ascesa in ginocchio, con la possibilità di carpire indulgenze.
I giorni di Grande Indulgenza, previa confessione, comunione ed ascesa in ginocchio, sono: