La leggenda
Siamo circa nell’anno 715: tre arcivescovi tedeschi, di ritorno dalla Terra santa, fanno sosta in territorio teramano, nei pressi dell’attuale Morro d’Oro in un sito chiamato Propezzano. Disposti a concedersi qualche ora di riposo dalle fatiche del viaggio, appendono le loro bisacce, che contengono le reliquie della Croce, ad un albero, il Corniolo che nel dialetto locale viene chiamato Crognale,ma restano atterriti da un evento che ha del soprannaturale: l’albero è cresciuto in modo incredibile, sollevando in breve tempo le bisacce tanto in alto da non poter essere raggiunte neanche con le pertiche. La fede cristiana, la sensibilità dell’epoca, la speranza dei tre uomini di Chiesa, li spinge a chiedersi spiegazioni su un fatto tanto incredibile. “e pregarono devotamente Dio di spiegare loro il miracolo. All’improvviso il sonno li coglie ed appare loro un segno dal cielo: la Santa Madre di Cristo mostrò questa chiesa e ordinò loro di costruirla in quel punto. Immediatamente questi sant’uomini diedero inizio alla costruzione ed innalzarono l’altare sulla base del corniolo. Così il corniolo si riabbassò per restituire le bisacce e poi tornò a crescere” (Traduzione di iscrizione in pergamena). Così è avvenuto e la Madonna del Crognale a Propezzano da secoli esercita il suo richiamo, innanzitutto per i fedeli che in questo sito trovano un luogo appropriato per il raccoglimento e la preghiera, immersi nella bellezza.
Un ciclo pittorico sull’arcata sinistra della navata centrale, datato 1499, narra la leggenda del miracolo, con cinque brevi didascalie scritte in lingua volgare semicolta. Dalla prima e dalla seconda didascalia, grazie alle immagini, si intuisce come il crogialo, in forma dialettale crugnale, sia l’albero di corniolo, molto diffuso in queste vallate di natura calcarea.
Il Santuario
Il santuario, come ultimo baluardo benedettino prima del mare, sta solitario in tutto il suo straordinario fascino e unico nella sua bellezza, a presidio della vallata del Vomano. Lo troviamo menzionato nel 1251 fra le dipendenze di san Giovanni in Venere con la reggenza benedettina, ma l’inizio della costruzione è da collocarsi nell’alto medioevo, relegando nella leggenda la data 715. Vi furono due ricostruzioni, nel 1100, e nel 1300 la risistemazione acquaviviana. Qui Romanico e gotico si confondono, regalando alla chiesa un carattere insieme sobrio e imponente, ma estremamente suggestivo, suggerito per esempio dalla facciata costituita da tre parti di diversa altezza a terminazione rettilinea, dall'alto campanile a base quadrata e terminazione a capanna, dal piccolo portico triforio sovrastato da un oculo e più in alto da un sobrio rosone; dalla Porta Santa sulla sinistra con portale lunettato dai singolari effetti coloristici e di intaglio definito "atriano"; dalla perfetta simmetria e compostezza degli interni a pianta longitudinale, tre navate a terminazione rettilinea, copertura a volta su campate. Dominano all'interno ancora imponenza e sobrietà con le spoglie pareti in cotto, con i poderosi pilastri che reggono semi colonne dai capitelli cubici a intarsi di fogliette o testine. ed i dettagli decorativi tardotrecenteschi di Raimondo del Podio, si innestano con gli elementi romanico-longobardi, quali due pilastrini ornati con girali vegetali, pigne e grappoli d’uva; un capitello romanico riusato come base di un’acquasantiera; due plutei scolpiti a nastri intrecciati campiti da rosette. Nell'apparato pittorico della chiesa si condensa tutta la storia del monumento, raffigurata con l'intento di decifrare anche il momento della fondazione ascrivibile ad una leggenda trascritta dal Palma relativa al fatto miracoloso dell'anno 715, narrato per immagini nei mirabili affreschi del 1499 di scuola umbro-marchigiana, negli archi di sinistra della navata mediana e replicati nel 1597 nel refettorio del monastero. Il chiostro quadrangolare del XVI sec., infatti, oggi di proprietà privata, conserva affreschi seicenteschi del pittore polacco Sebastian Majewski.
La devozione - la festa
E la tradizione si perpetua ogni anno, il 10 Maggio, giorno della consacrazione della Chiesa si celebra solennemente una festa ancora molto viva; alla vigilia della festa, clero e popolo in processione nel sagrato del Santuario, compiono la cerimonia dell'apertura con il triplice ictus (tre colpi di croce) sulla Porta Santa. Una porta secondaria di tavole di sambuco a piè della destra minor nave. Inizia così il tempo della preghiera e della “Grande Indulgenza” plenaria che si lucrava e si lucra tante volte quante volte si compivano le cosiddette “passate”: si entrava per la Porta Santa e si usciva per la porta piccola, per rientrare per la Porta Santa e così di seguito, recitando intanto le preghiere prescritte.
Il giorno dell’Ascensione, si celebra la messa solenne e si ribadiscono le indulgenze.
L’Indulgenza
E se tre erano i Vescovi della leggenda di fondazione, altrettanti sono stati i Pontefici che hanno alimentato la devozione Mariana qui in Santa Maria di Propezzano: Alessandro III (1159-1181); Bonifacio IX (1389-1404); Martino V (1417-1431) che concessero al Santuario le Indulgenze della Chiesa di San Marco di Venezia. Ne leggiamo i testi originali sulla parete sinistra del portale d’ingresso, dove sono raffigurati i pontefici che srotolano i cartigli.
A chi vi si recherà nel giorno dell’Ascensione, confessato e pentito, Cristo lava tra un vespero e l’altro ogni colpa da cui il peccatore resta macchiato tra l’uno e l’altro vespero…
La Commissione Diocesana, per l’anno Mariano 1987-88, riconobbe alla chiesa di Santa Maria di Propezzano il valore di Santuario Diocesano, per l’acquisto delle Indulgenze giubilari.