Ciak Teramo

Santuario di San Gabriele

La vita del Santo
Il nome di San Gabriele, prima di indossare gli abiti religiosi, era Franceso Possenti, ed aveva una personalità ed un carattere molto gioiosi; amava vivere tra e con gli altri, non disdegnava le attività giovanili quali la danza e si applicava con successo nella caccia, nel teatro, nella musica e nel canto; a diciotto anni, sceglie la vita religiosa nell’Ordine dei frati Passionisti, per una propensione personale ed un istinto di speciale devozione alla Madonna. Il 10 luglio 1859 frate Gabriele dell’Addolorata, arrivò da Morrovalle, in provincia di Macerata, nel convento dei Passionisti dell’Immacolata di Isola del Gran Sasso. Gli agiografi sottolineano 

che trascorreva le giornate pregando moltissimo, specie nel chiostro del convento, e cantava; amava camminare pregando, come vuole la prassi Passionista su per i sentieri di montagna, verso le località un po’ impervie di San Pietro, Pretara, Pagliara; amava intrattenersi e conversare con i contadini ed i pastori e magari mangiare con loro un po’ di formaggio pecorino, trasgredendo il grande digiuno che offriva costantemente alla Madonna. 

Indebolito dalle privazioni, e provato da una condizione fisica non robusta si ammalò e, nella sua cameretta, chiamata poi “stanza del transito”, morì di tubercolosi, Il 27 febbraio 1862, alle 6,30 del mattino, lasciando a tanti il ricordo della sua gioia di vivere, della sua fede e della sua devozione alla Madonna Addolorata. 

La fama di frate Gabriele comincia a diffondersi dal 1892, quando, durante l’esumazione dei suoi resti, avvenne uno strepitoso miracolo: a Maria Mazzarella che stava morendo di tisi, apparve la Madonna e le disse: “un santo che è per uscire, ti guarirà” e lei guarì… Fu solo il primo di una serie lunghissima di miracoli compiuti con l’intercessione di frate Gabriele, tanto che nel 1920 fu proclamato santo, nel 1926 compatrono della gioventù cattolica italiana e nel 1959 Patrono d’Abruzzo. 

 

La devozione
Le caratteristiche storiche, ambientali e personali del giovane passionista che è diventato Patrono d’Abruzzo, fanno sì che per moltissimi devoti e per tantissimi abruzzesi in particolare, “San Gabriele”, lo si associ alle immagini e ai ritratti, statue, presenti un po in tutte Parrocchiali d’Abruzzo, o che la sua immagine compaia nei più svariati gagetes, quali portachiavi, magneti, medaglie e medagliette. Sì è davvero un santo popolare… 

Immediatamente fuori la basilica vecchia, una rampa di scale sulla destra conduce ai luoghi del Santo, in particolare nel museo degli ex-voto: non un percorso museale; ma un cammino nella storia della grazia e della devozione al Santo.

narrata poi nel Museo degli ex voto del Santuario: queste testimonianze dirette di miracoli o grazie ricevute “sono in media 200 l'anno, custoditi nella sala del tesoro: collane, calchi anatomici, foto, attrezzi ortopedici, merletti, anelli, oro, coppe offerte da giovani atleti, tutti rigidamente censiti ed anche elencati. Abbandonata la tecnica pittorica tradizionale, comincia ad essere preminente la presenza delle foto con il racconto degli eventi taumaturgici. Non mancano testimonianze votive espresse con tecniche moderne e originalissime, come il fumetto, che ha il suo più dettagliato esempio nella storia di una giovane sposa emigrata in Scozia, che aveva perso la vista ed aveva una gravidanza difficile: il santo passionista le appare mentre dà alla luce la sua bambina e contemporaneamente le restituisce la vista. Ci sono pitture votive sui malati, un piede guarito dalla cancrena nel 1905, un piacevole acquerello del 1966 raffigurante un bambino caduto in un recipiente d'acqua bollente miracolosamente guarito dagli ustioni di 3° grado, qualche dipinto che viene anche ripreso dalla stampa, come l'incidente dell'autobus di pellegrini uscito fuori strada e rimasto in bilico sul parapetto di un ponte ripreso dal disegno di Beltrami sulla copertina della Domenica del Corriere, una tavoletta del 1908 sul salvataggio di un uomo sbattuto a terra dal cavallo imbizzarrito.. ci sono tavolette che eccellono per la tecnica di esecuzione e per i colori; bello il dipinto del 1935 di un peschereccio in balia del mare in tempesta, portato Per grazia ricevuta da pescatori di Giulianova ed alti del 1917 rievocanti episodi della Prima Guerra Mondiale sul Carso; alcuni sono particolarmente interessanti dal punto di vista estetico con la figura del Santo con gli occhi dolci e rassicuranti che guardano e confortano un ammalato o fermano i pericoli di morte che stanno per abbattersi sulle creature; sono rievocate battaglie, incidente aerei e stradali, naufragi, minatori scampati a improvvisi crolli di gallerie, in narrazioni semplici e appassionate in cui soprattutto si coglie l'intensa devozione e la grande passione religiosa. Tutti emblemi visibili di quelle microstorie quotidiane che sono le testimonianze dell'esistenza umana in tutta la sua precarietà e povertà, nel suo insopprimibile bisogno di rassicurazione e di speranza”.  E. Giancristofaro ‘Ex voto’ da “Abruzzo, Giubileo tra arte e fede” 

Ecco la testimonianza diretta delle ragioni per le quali San Gabriele è stato definito “il fenomeno più singolare della religiosità popolare di fine millennio”, percepito come un amico fedele, un compagno di vita, uno che conosce desideri e angosce, conosce e conforta le sofferenze, le preoccupazioni, i problemi di tutti…  e che compie i miracoli. 

 

Gli appuntamenti devozionali
Già, i miracoli di San Gabriele; non si tratta di apparizioni mistiche, ma di prove concrete del soprannaturale nel quotidiano, dell’intervento divino nell’umano. 

Ed è così popolare da aver acquisito alcuni appellativi inconfondibili: “Santo dei giovani”, che ha dato vita alla consuetudine della Tendopoli, il raduno giovanile che si svolge l’ultima settimana di agosto; il “santo della gioia”; il “patrono degli studenti”, che qui, in moltitudine, arrivano il 7 marzo, a cento giorni dalla Maturità, per la rituale benedizione delle penne.

Il 27 febbraio ed il 27 agosto, poi sono le date canoniche della festa del Santo e la ritualità è fatto di una devozione che non lascia spazio ad improvvisazioni, a fughe in avanti, a interpretazioni diverse da quelle codificate dalla consuetudine e dalla tradizione, la visita al santuario di San Gabriele osserva una ritualità non scritta ma che si è affermata soprattutto in quel microcosmo di obbedienza e di culti familiari che si tramandano con la solennità di una festa sacra che alterna profano e sacro, senza impedire all’uno e all’altro di aver una dignità ed una dimensione appropriate. Pertanto, i gesti sono quasi in ogni caso gli stessi, da pellegrino a pellegrino: come prima tappa si va nel Santuario vecchio, si ascolta la messa; si prega sul recinto della tomba, si compie il giro nella Cappella intorno all’altare del santo, “chiedendo” e pregando. Poi nella sala della Riconciliazione della chiesa nuova ci si Confessa, e nella cripta, davanti all’urna si parla a tu per tu con il Santo. E poi, compiuti i riti religiosi, ecco l’abbraccio col profano, tradotto in pratica nell’immancabile panino con la porchetta, in vendita presso i numerosi ambulanti presenti nella piazza del santuario; omaggio implicito alla popolarissima ma ricchissima tradizione culinaria del luogo.

Le forme della devozione sono innumerevoli ma, tra tante, una ha assunto nei decenni una connotazione particolare, e il pellegrinaggio a piedi, sempre d’estate, di notte. Insomma, stiamo parlando di un Santo che ha abbracciato a piene mani la modernità pur rimanendo fortemente caratterizzato dalla devozione consolidata da più di 100 anni e che ha un suo singolare e personalissimo richiamo verso i giovani.

Una tradizione devozionale, e sempre più partecipata in particolar modo dai giovani, è quella del pellegrinaggio a piedi verso il santuario di san Gabriele dall’Umbria, dall’Abruzzo e dalle Marche. Essa simboleggia il cammino di frate Gabriele per arrivare da Morrovalle a Isola del Gran Sasso. Il giovane frate allora percorse l’itinerario fino a Giulianova dove dopo una breve pausa per riposarsi, prese a risalire a piedi o a dorso di mulo le valli del Tordino e del Mavone, per inerpicarsi poi su per i sentieri di montagna. I pellegrini compiono il cammino cantando e pregando mentre offrono al Santo il sacrificio della fatica, per arrivare al Santuario alle 6.30, in tempo per la benedizione e per la messa. Nel pellegrinaggio verso San Gabriele c’è la poesia del paesaggio prima di tutto. C’è la poesia del Gran sasso, c’è la poesia delle acque che scendono a ruscelli, a cascatelle, a spruzzi, a fiumi; c’è la poesia dei greggi; c’è la poesia di queste viuzze e di queste mulattiere; c’è la poesia di questo popolo istintivamente poeta che ha le sue tradizioni e le sue superstizioni, la sua fede e il suo fanatismo, m, innanzitutto un popolo che ha i suoi canti, appassionati e malinconici. C’è la poesia di queste notti quando l’ombra dilaga come un mare di luce, quando il silenzio fa sentire i messaggi dell’infinito, quando le stelle palpitano come il cuore e il cuore trema come una stella […] verranno i pellegrini d’Abruzzo, d’Italia e del mondo, verranno trascinandosi sui ginocchi arrossati e sanguinanti, dissetandosi con le lacrime del dolore e rifocillandosi con la speranza del miracolo. Verranno soprattutto con i loro canti che sgorgano dal cuore con passione incontenibile e destano, di giorno e di notte, tutti gli echi dei monti e si stendono fino al mare”. (Padre Casimiro Lorenzetti).

 

Il santuario vecchio
In occasione della beatificazione di San Gabriele, nel 1908, la piccola Chiesa fu ingrandita e portata alle attuali tre navate. Lo stesso anno fu ultimata la cappella dedicata al Santo, in stile neogotico inglese, mentre l'orafo romano Giulio Galli realizzò la statua giacente di San Gabriele, poi dipinta al naturale dal pittore isolano Francesco Tartagliozzi. Il 13 maggio 1920 in occasione della santificazione, sul transetto della Chiesa fu eretta la cupola e, nel 1929, il prospetto si arricchì della facciata con colonne di granito rosa, sormontata dalle cinque statue dell'Immacolata, di San Paolo della Croce, di San Vincenzo Maria Strambi e due angeli e da tre mosaici con San Gabriele nella gloria, la vocazione e la morte del Santo.
All'interno della chiesa, a ridosso della colonna destra del transetto, un piccolo recinto protegge uno dei luoghi più cari ai devoti, la tomba di San Gabriele, sulla quale dal 1892 continuano a verificarsi guarigioni miracolose. Gli affreschi dell'abside raffigurano Angeli ed Arcangeli insieme ai santi Francesco d'Assisi, Cassiano Martire, Tommaso Apostolo e Antonio da Padova. Sul Catino absidale è situata la Gloria di San Gabriele e, sopra l'altare maggiore, un quadro dell'Immacolata. A sinistra della cappella, in alto, nel 1968 fu posto un busto di Giovanni XXIII con un'iscrizione commemorativa in latino a ricordo della solenne dichiarazione (avvenuta il 10 aprile del 1959) del Santo a "Celeste patrono di tutto l'Abruzzo”... 

Una finestra si affaccia sul chiostro, parte superstite dell'antico convento francescano con al centro il pozzo leggendario, che si vuole essere stato scavato proprio da San Francesco nel 1216. Si notano il portale cinquecentesco rimesso in opera dall’antica chiesa e, sulle pareti, una serie di dodici affreschi del '600. Sulla destra, in basso, è ancora presente la cisterna d'acqua piovana che San Gabriele usava per innaffiare i suoi fiori. 

Attraversando i vani del coro, in noce con intarsi d'olivo, e l'antico refettorio con un affresco del 1300 ci si avvia all'ingresso della cosiddetta "Cameretta del transito", abitata dal Santo degli ultimi mesi della sua vita e poi trasformata in Cappella nel 1905. Conserva un altarino marmoreo del 1929 e la Tela del Transito di Francesco. Sulla parete sinistra, infine, è presente una copia della Sacra Icona di Spoleto che, il 22 agosto 1856, indusse San Gabriele a scegliere la vita monastica.

 

Il nuovo santuario
La diffusione del culto del Santo e la crescita costante del numero di visitatori e fedeli (quello di San Gabriele è oggi uno dei 15 santuari più visitati al mondo, con oltre due milioni di fedeli l'anno) hanno reso necessaria la costruzione di una nuova Basilica, più funzionale. Il moderno santuario, progettato negli anni ’60, vide la posa della prima pietra il 27 febbraio 1970, per divenire un’imponente struttura architettonica, ispirata alla sagoma di una grande nave, simbolo della “Chiesa in cammino nel mondo", con le quattro vele pandirezionali che si protendono verso i quattro punti cardinali. La Stiva è la sottostante Cripta del Santo che d'estate accoglie l'urna e che fu inaugurata da Giovanni Paolo II nel 1985. I lavori di completamento delle strutture private (in particolar modo in modo il presbiterio basilicale) sono opere dell'architetto Eugenio Abruzzini; vetrate, mosaici e bronzi, sono dei maestri Ugolino da Belluno, Nino Di Simone, artista Castellano, e Guido Strazza. 

Graniti poligoni con intarsi geometrici rivestono il pavimento e le gradinate di accesso, mentre sulle vetrate della navata Nord si intravede il meccanismo di 14 campane bronzee finemente lavorate. Su tutte, spicca la campana ecumenica scolpita con 7 scene che rievocano i momenti salienti della vita del Santo, un bassorilievo dell’abbraccio tra Paolo VI ed il Patriarca Atenagora I (avvenuto il 5 gennaio 1964) e, sul lato opposto, una raffigurazione di due importanti operatori di pace del Novecento, Giovanni XXIII e J. F. Kennedy, entrambi scomparsi nel 1963. Entrando dal portale principale a sud, a destra si accede alla Cappella della riconciliazione. Sulla sinistra dell’atrio di ingresso, una grande vetrata policroma racconta in tre tempi la parabola del figliol prodigo. Sulla parete di fondo, infine, risalta il mosaico del Mistero Pasquale, opera di Ugolino da Belluno, resa unica dalla raffigurazione in sincronia del Crocifisso e del Risorto che richiama un classico affresco di Piero della Francesca.

  

Indulgenze
Il nuovo santuario di san Gabriele gode del dono dell’Indulgenza in particolari giorni dell’anno: il 27 febbraio, festa di S. Gabriele; il lunedì di Pasqua; il secondo sabato di luglio per la festa del pellegrino; l’ultima domenica di agosto, durante la Tendopoli; il 21 settembre, giorno della consacrazione e la seconda domenica di ottobre, il giubileo. Per ottenere l’indulgenza le condizioni sono: la Confessione – la Comunione Eucaristica – la preghiera, secondo le intenzioni del Papa.

 

Giubileo straordinario 2021\22
Il Vescovo della diocesi di Teramo- Atri, Monsignor Lorenzo Leuzzi il 27 febbraio 2021, ha aperto la Porta Santa della Basilica, dando così via la Giubileo Straordinario di San Gabriele, indetto per celebrare i cento anni di santità, nel segno di “Una storia di fede e di segni prodigiosi”. Per l’occasione, la Penitenzieria vaticana ha concesso l’Indulgenza plenaria a chi abbia compiuto il percorso giubilare passando per la porta santa – l’altare dell’Addolorata – la tomba di San Gabriele (con recita del Credo) – la Cappella della Riconciliazione per la confessione generale – fino all’urna del Santo, recitando Padre Nostro, Ave Maria e Gloria.

 

Le attività del Santuario
Una menzione particolare va fatta per l’Eco di San Gabriele, la rivista che da quasi cento anni amplifica la voce del Santo e della fede nel mondo intero. Con una tiratura di decine di migliaia di copie, la rivista raggiunge ogni mese i devoti e le comunità italiane sparse nei cinque continenti, con un taglio attuale, firme prestigiose e argomenti di attualità. E’ l’eco della parola di San Gabriele e della cultura italiana nel mondo; ma, la rivista, rimanda in Abruzzo il pensiero e la voce degli emigrati.  La redazione si trova nell’edificio prospiciente il santuario e che si affaccia sulla piazza dello stesso e diffonde l’eco dell’Abruzzo e la protezione del santo a tutti i fedeli.  Nell’insieme delle strutture, sorgono anche la foresteria con camere e servizi in grado di accogliere comunità per vacanze, giornate o seminari di riflessione e preghiera, incontri culturali; la Casa per giovani; il Museo storico ed il Museo d’arte sacra contemporanea Stauròs. Due spettacolari presepi, infine, completano l’offerta: quello della tradizione natalizia ed uno di nuova concezione, relativo alla Passione di Cristo, entrambi realizzati nelle sale del Santuario nuovo. 

 

I canti popolari
Innumerevoli sono le canzoni scritte e dedicate al Santo del Gran Sasso. Impossibile sarebbe qui elencarle tutte, così come improbo sarebbe riproporre i testi che in ogni caso, tutti, fanno riferimento alle qualità del Santo: la bontà, i miracoli, l’affidamento alla sua protezione, la devozione. Tra tanti ne riportiamo uno tra i più famosi e dalla gradevolissima melodia, in un dialetto abruzzese molto diluito, sullo stile dello stornello, dal titolo “E lu pete di San Gabriele”.  È un canto devozionale probabilmente composto al termine di una guerra che aveva chiamato al fronte migliaia di uomini, rivolto a San Gabriele; esso principia dall'adorazione delle parti del corpo per giungere ad un attestato di ringraziamento intenso e partecipatissimo. Viene eseguito dai fedeli in pellegrinaggio, ma anche da gruppi polifonici durante le esibizioni ed i concerti.

E lu pete di san Gabriele, jie l’adore, jie l’adore
Jie l’adore e lo voglio adora’, San Gabriele la grazia ci fa
Lu cervelle di san Gabriele, jie l’adore, ije l’adore
Jie l’adore e lo voglio adora’, San Gabriele la grazia ci fa
Lu genocchie di san Gabriele, jie l’adore, jie l’adore
Jie l’adore e lo voglio adora’, San Gabriele ‘sta grazia ci fa.

La gamba di san Gabriele, jie l’adore, jie l’adore
Jie l’adore e lo voglio adora’, San Gabriele la grazia ci fa.

Lu pete di san gabriele, quanto sei bello, sei bello, sei bello
Mi sembri una stella, una stella che cade dal ciel;
Una stella calata dal cielo, mandata da Dio.

E san Gabriele mio, ti siamo venute a ringrazia’
TI siamo venute a ringraziare che’ la guerra l’hai fatta cessare,
Che la guerra l’hai fatta cessà e i nostri fratelli l’hai fatti torna’


I nostri video e reels

Dove si trova