Ciak Teramo

Santuario della Madonna del Sabato Santo

Le leggende
Sull’antica statua della Mejulana, sono fiorite moltissime leggende che aprono interrogativi ancora irrisolti: fu donata da sant’Emidio, vescovo di Ascoli? Fu ritrovata nel 1200 dai pescatori sul fiume Tronto, in una barca alla deriva? Fu portata dallo Stato Pontificio al Regno di Napoli da un gruppo di coraggiosi che attraversando una fitta boscaglia, infestata da banditi, furono sorpresi da un improvviso temporale che li rese quasi invisibili?

Erano le 10,30 del 21 maggio 1915. Davanti alla statua della Madonna Addolorata era inginocchiata una ragazza di 18 anni, Domenica Vallese: insieme alla madre Sofia stavano ringraziando la Madonna per l’esito positivo di un intervento chirurgico. La madre si era alzata per pregare davanti al Santissimo e la figlia, posando lo sguardo sul volto della Madonna, notò che questa muoveva gli occhi; ed anche la madre, accorsa, notò il prodigio; arrivò anche un bambino, che incredulo, andò a chiamare gente. Arrivarono il Parroco, il sindaco, il Presidente della Provincia, il medico, l’Avvocato. Il Vescovo nominò una commissione Istruttoria, che, dopo aver interrogato circa cinquanta testimoni, afferma che: “La Madonna SS. venerata nella chiesa parrocchiale di Corropoli, nel simulacro dell’Addolorata, detta del Sabato santo, ha realmente mosso gli occhi il 21 maggio 1915 e che il fatto è certo e prodigioso”. Nel 1940 la statua fu ornata del diadema d’oro e contestualmente la Parrocchiale fu elevata a Santuario mariano, dal Vescovo Antonio Micozzi.

Il prodigio del movimento degli occhi si verificò nuovamente nel 1942.

 

Il Santuario - Parrocchiale di Sant’Agnese
Chiesa parrocchiale di Sant'Agnese, o anche "Santuario della Madonna del Sabato Santo”: edificata nel 1324 sopra preesistenti resti romani, venne trasformato nel XIV secolo, con l'aggiunta del campanile gotico-lombardo: il quarto, per datazione, dei campanili fratelli della Diocesi Aprutina.   e poi nel XIX secolo con aggiunte neogotiche e neoclassiche. La facciata della chiesa è neoclassica, con il portale palladiano; negli interni si conservano altari barocchi in stucco e marmo; di interesse l'altorilievo dorato della Madonna Mejulana, proveniente dalla vicina abbazia dei Padri Celestini; di grande interesse devozionale è la statua della Madonna del Sabato Santo; vi è inoltre una statua quattrocentesca in terracotta policroma della Madonna delle Grazie, ispirata alla scuola di Silvestro da L’Aquila. La parrocchiale di Sant’Agnese, fu elevata a Santuario di Maria Santissima del Sabato Santo con decreto del Vescovo Aprutino Antonio Micozzi, la domenica in albis del 1940. Questa chiesa è il “Santuario” dell’identità comunitaria di Corropoli; infatti per i vari ampliamenti sono state riutilizzate le pietre ed i mattoni delle vecchie case del paese e tutti i paesani vi hanno lavorato per farne quella che oggi è una bella chiesa barocca spaziosa ed armonica, con l’altare maggiore della patrona Sant’Agnese, la nicchia della settecentesca Madonna delle Grazie in terracotta, il dipinto di Santa Scolastica sulla volta, San Gabriele dell’Addolorata, l’altare del Purgatorio con Sant’Emidio; due confessionali intagliati

 

Le statue
A Corropoli il culto mariano è fortissimo, oseremmo dire, moltiplicato, per la presenza, nella medesima parrocchiale di Sant’Agnese, di ben tre effigi della Madonna: la Madonna Mejulana, la Madonna del Sabato Santo e la Madonna delle Grazie. Ciascuna di esse, occupa un posto speciale all’interno delle nicchie, degli altari dedicati e nel cuore dei devoti, ma non vanno confuse…

 

La “Mejulana
Sulla provenienza della statua ci si interroga ancora. 

Si tratta di una scultura lignea policroma, con applicazioni in foglia d’oro zecchino e foglia d’argento meccato. Di impronta schiettamente romanico-bizantina, dalle forme rigide e geometrizzate, di area umbro-abruzzese. Ciò che colpisce è il volto che esprime un particolare tipo di bellezza femminile: l’accostamento dagli occhi intagliati a mandorla, lo sguardo enigmatico, il naso “puntuto”. La figura della Vergine è stata ricavata da un unico tronco di legno di pioppo, scavato nella parte posteriore. La figura del Bambino appare oggi indipendente e realizzata quindi a partire da un blocco ligneo a sé, fissato sul ginocchio sx della Madonna. È una Madonna in trono, con in braccio il Bambino, che stringe nella mano sinistra un globo, attributo del Redemptor mundi. L’opera è stata da alcuni avvicinata alla maniera del M° della S. Caterina Gualino, artista ignoto, attivo tra Umbria e Abruzzo. La Madonna siede su un settecentesco tronetto di stile rococò, caratterizzato da volute, racemi di frutta e motivi vegetali, con due cherubini collocati simmetricamente nella fascia sommitale, e due braccioli. Il basamento del trono è decorato con motivi a finto marmo. Nel retro del trono è riportato un cartiglio di colore bianco, sul quale è vergata, in colore nero, in stampatello maiuscolo e in latino, un’iscrizione, che non ci dà informazioni strettamente tecniche sull’opera, ma storiche: “ A • D • MDCCLXXXXIII ABBe • RSSMO • P D • BENEDICTO M • COLUMNA VISITAT GENio • Po ”5.

La Madonna di Mejulano è un’opera che presenta oggi numerosi rimaneggiamenti, praticati nel corso dei secoli e non in un unico momento, a testimonianza della profonda devozione che i fedeli di ogni epoca storica hanno sempre avuto per questa statua, che è spesso stata oggetto di sistemazioni, aggiustamenti, riparazioni estetiche e strutturali, al fine di poter essere portata in processione sempre in condizioni dignitose. Tali rimaneggiamenti hanno notevolmente modificato l’aspetto originario del manufatto, che si presenta oggi completamente stravolto. Prima di procedere con l’intervento di restauro, effettuato nel 2018, sono state elaborate ampie e approfondite considerazioni di tipo critico e analitico, mirate all’attenta valutazione di come procedere tecnicamente, soprattutto in virtù dei numerosi rifacimenti che la statua presenta oggi. L’approfondimento critico di questo manufatto è risultato assai complesso, poiché sebbene il principio ideale del restauro sia quello di riportare l’opera all’origine, in questo caso, l’obiettivo è sembrato da subito assai drastico e radicale, e l’opera non sarebbe stata più “riconoscibile” e riconosciuta agli occhi dei devoti, in quanto i rifacimenti e gli stravolgimenti erano ormai storicizzati. (Valentina Muzii, restauratrice).

 

Madonna del Sabato Santo - altare
La Madonna chiamata del Sabato Santo è l’immagine dell’Addolorata, “è vestita di color rosso sanguigno vinato, colori del sangue, ed è coperta da un manto azzurro scuro. L’Addolorata indica con una mano gli uomini, come per invitarli a guardare il crocifisso e con l’altra mano si rivolge al crocifisso stesso, come a pregarlo di compatire i peccatori: con occhi imploranti è ponte tra Dio e il popolo”.

Si apprende dai documenti che la statua arrivò da Ascoli alla Badia, insieme ai Padri Celestini per intervento di Matteo Acquaviva nel 1447; fu poi nel 1807 spostata in questa chiesa e qui il 25 settembre 1904, incoronata Regina. La statua, infatti indossa una corona realizzata con la fusione di tutti gli ex voto d’oro donati dai fedeli. Il rito della fusione avvenne pubblicamente, in piazza alla presenza dell’allora Vescovo, che impartì la benedizione al crogiolo.  Il diadema è lavorato a niello e disegna un foliage di rami d’ulivo, frutto della terra di Corropoli e simbolo della pace. Sul fregio sono incastonate due file di perle con rubini e smeraldi ed un prezioso diamante. 

La bellezza, la preziosità ed il profondo valore simbolico di quest’opera sono state celebrati nei versi del poeta D’Aristotile:

Ma quelle che cchiù luce di sta Chise
-la cosa cchiù priziosa e rimirata-
È la Curona de li Curruppise,
è la Curona che t’aveme date!

È fatta di smeralde e di brillante
Rubbine e perle; è nu gran masse d’ore
Cò li ricorde d’allegrezze e piante
Di tutti quante nu’ porte lu core,
di quille che li grazie ancor’aspette…
è sta Curona ch’aveme volute:
Lu papa l’ha vasciata e bbinidette.

 

La devozione

Per la Mejulana
Per rievocare la cessazione delle pestilenze del 1500, 1765, 1885 la prima domenica di maggio e per le altre sette consecutive, i fedeli si recavano scalzi ai piedi della Madonna per invocare la benedizione sui campi e sul raccolto.        

Il giorno di Pentecoste, secondo un antico rito celebrativo e propiziatorio della Primavera, i monaci lanciavano sui fedeli che consegnavano doni votivi, petali di rose: divenne questo un rituale tanto diffuso che il vescovo di Ascoli, Prospero Caffarelli, il 25 giugno 1475 elargì una indulgenza di 40 giorni: a tutti coloro che sinceramente pentiti e confessati, porgeranno in qualsiasi modo le loro mani soccorritrici a detta chiesa. È una forma particolare di culto per la Mejulana, o Madonna di Maggio, poiché nella celebrazione si colgono gli echi degli atavici riti propiziatori primaverili, fusi nel culto della dea Flora.

Quam bene nunc ubi Flora fuit
Stat mistica campi
Que rosa florem protulit alma Deum

Dove un tempo era venerata la dea Flora
Ora splende la mistica rosa del campo
Alma genitrice di Dio
Come rosa che germinò il fiore.

 

Per la Madonna del Sabato Santo
Sin dal suo arrivo a Corropoli, questa statua della Vergine Addolorata con il manto nero e la statua di San Giovanni Evangelista, il Sabato Santo danno vita a due processioni, volendo far rivivere simbolicamente lo strazio della Madre che cerca Gesù morto. I due cortei dopo aver attraversato il paese, ciascuno per vie diverse, si incontrano in chiesa con Gesù risorto; allora la tristezza della Vergine si muta in gioia, al canto dell’Alleluia e del Regina Caeli, smette il manto nero e riesce in festosa processione con l’abito bianco.

Oggi tale rito lo si celebra il martedì successivo alla Pasqua ed in paese è ancora giornata di festa.

Alla solennità religiosa è unita la festa civile, che, attraverso una sacra rappresentazione in piazza, fa rivivere il mistero della Pasqua.

 

Le Indulgenze
All’ingresso della chiesa di Sant’Agnese, in una colonna è incastonato un medaglione detto “Croce delle Indulgenze” sulla quale si legge il testo dell’Indulgenza:” Gesù Cristo Dio e uomo vive, regna, impera – 1901. A coloro che baceranno questa croce posta in chiesa e reciteranno il Padre Nostro, verranno concessi 200 giorni di indulgenza una volta al giorno”

Con decreto del 18 marzo 1940, si concedeva l’Indulgenza parziale di 300 giorni ogni qual volta si recitasse con cuore contrito la giaculatoria” Maria del Sabato Santo prega per noi”.

Inoltre, con Decreto del 13 aprile 1940 si concedeva l’Indulgenza plenaria, alle solite condizioni, a chiunque avesse assistito alla funzione della incoronazione della Madonna, o comunque avesse pregato dinanzi alla statua della Madonna il 21 Maggio, anniversario del miracolo.

In occasione del Giubileo del 2000 è stata riconfermata l’indulgenza plenaria del 1770.


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