Ciak Teramo

Museo delle ceramiche di Castelli

Oggi l'esempio più grandioso delle opere realizzate dagli artigiani locali, nei secoli,  si trova presso il museo civico, il Museo delle Ceramiche di Castelli

Il museo è stato istituito con la legge regionale del 24 gennaio del 1984, per promuovere la cultura e l’arte della maiolica, per salvaguardare la storia e le tradizioni locali, per garantire la conservazione e l’esposizione delle opere che testimoniano le produzioni ceramiche castellane succedutesi nei secoli e quelli degli altri centri di analoga antica tradizione.

Le opere, in particolare vasi, piatti e maioliche,  conservate presso il Museo della Ceramica di Castelli mostrano decorazioni varie, paesaggi idilliaci e figure di uomini e donne, i cui abiti trovano precise corrispondenze nei ritratti di pittori famosi operanti nelle principali corti italiane del Rinascimento.

Spesso sul vasellame da tavola sono riconoscibili gli stemmi nobiliari delle casate che lo hanno commissionato e su quello farmaceutico, è facile scorgere, dipinto in caratteri gotici, il nome del preparato medicinale che contenevano.

Gli stili fondamentali  della ceramica di Castelli sono 3:

L’istoriato castellano, diffuso a partire dal Cinquecento e per tutto il Seicento, rappresenta la fase aulica della ceramica locale e viene usato soprattutto per la raffigurazione di paesaggi agresti o di vere pitture, anche dette “storie”, composte da più personaggi che riprendevano i soggetti dei quadri dei grandi pittori dell’epoca. I colori imitavano la natura e spaziavano dai blu, agli azzurri, ai verdi, ai gialli e ai bruni.

Molti dei soggetti erano ispirati alle stampe di quadri tardo manieristici e barocchi; grande interprete di questo stile fu Francesco Grue, a cui oggi è dedicato l’Istituto d’Arte di Castelli, personaggio di spicco di una famiglia di maiolicari che divenne in seguito famosa anche a Napoli e in Campania e i cui discendenti sono ancora tra gli abitanti di Castelli.

Lo stile compendiario, elaborato dopo la metà del Cinquecento .In questo stile il segno diventa più rapido e incisivo e i colori tendono a ridursi a una bicromia gialla e blu, con qualche aggiunta di verde e di bruno su fondo bianco. 

Il terzo stile, quello delle cosiddette “turchine”, fu elaborato dai vasai castellani intorno al 1565 e continuò almeno fino agli inizi del Seicento. Fu molto usato per realizzare sia oggetti da farmacia che da tavola ed è chiamato così per l’uso di uno smalto di base blu intenso o, più raramente, verde. 

Aldilà delle differenze di stili, la ceramica di Castelli è facilmente riconoscibile per i colori, il tratto, il paesaggio tipico del Gran Sasso e il caratteristico fiore castellano - detto “lu fiuracc” nel dialetto locale -  motivo ricorrente in tutta la produzione ceramica del borgo.

Il percorso si svolge, visitando sale in cui è stata ricostruita una vecchia bottega artigiana per far capire il lavoro manuale e faticoso per realizzare ogni singola opera: è possibile vedere le vecchie vasche della realizzazione dell’argilla malleabile, poi le varie tecniche di foggiatura, smaltatura e decorazione dell’oggetto e, infine la riproduzione dell’antico forno per la cottura del manufatto in ceramica chiamato “Forno a respiro”. 

La caratteristica principale di queste ceramiche sta nella loro colorazione, che è cambiata attraverso i secoli ed è passata per stili differenti, ma è sempre rimasta fedele a cinque tonalità principali, più o meno presenti nelle diverse epoche: giallo, blu, verde, arancio e bruno manganese. Utilizziamo i colori primari rosso, blu e giallo e, da questi, otteniamo i colori secondari. La tonalità del materiale ceramico cambia a seconda degli ossidi coloranti contenuti nell'argilla.

PRIMA SALA

Nella prima sala sono esposti frammenti di scavi di epoche diverse raccolti sul territorio castellano e una piccola testimonianza di piastrelle da pavimento e da rivestimento.

Si tratta di frammenti del “primo cielo” di Castelli, intendendo il soffitto della piccola chiesa dedicata a San Donato sul finire del XV secolo che venne affidata ad un monaco benedettino appartenente alla nobile famiglia degli Orsini.

Il primo “cielo” fu ben presto smantellato, i  mattoni cinquecenteschi furono così reimpiegati come abbellimento per il piano di calpestio. Oggi custoditi nel Museo delle Ceramiche di Castelli.

Il soffitto attuale della chiesa, il cosiddetto ‘secondo cielo”, che le valse l’appellativo, coniato dallo scrittore Carlo Levi, di ‘Cappella Sistina della maiolica’:  venne nuovamente interamente maiolicato, con circa ottocento mattonelle realizzate dagli operosi ceramisti castellani di primo Seicento. Ritroviamo tutti i colori dello ‘stile compendiario’, si tratta di un tipo di pittura di sintesi e piuttosto semplice che si tinge dei toni del giallo, arancio, blu e verde,sicuramente uno dei momenti più importanti della cultura abruzzese agli albori del XVII secolo, un atto di devozione nei confronti della Vergine Maria e, allo stesso tempo, un modo di perpetuare nei secoli l’impresa artistica dei locali maiolicari.

SECONDA SALA

Tra le tante opere conservate in questo museo, piatti medioevali,  un boccale frammentato appartenente alle produzioni della prima metà del ‘500, due vasi farmaceutici della tipologia Orsini-Colonna, ve ne presentiamo due in particolare, anche per non togliervi la curiosità di visitare dal vivo il museo. 

La chicchera castellana

E’ qui visibile la prima “chicchera”  La prima produzione che ne attesta anche la data di scoperta, è attribuita a Carlo Antonio Grue, il più noto dei maestri castellani e massimo esponente della maiolica barocca europea.

“La chicchera castellana è stato il primo manufatto in ceramica adibito a bevande calde, in particolare per la cioccolata calda. La prima versione era di forma conica, qui erano messe le fave di cacao tritate con acqua calda. La forma conica permetteva, amalgamando il contenuto, di fare “schiumare” il prodotto ottenendo così la prima bevanda calda al cioccolato. Dal 1600 la Chicchera si è evoluta, diventando nel tempo, un connubio perfetto tra tazzina di caffè e tazza di cappuccino. Si presenta senza manici e con un piattino molto largo, con incavo centrale in cui si incastra alla perfezione la Chicchera. Era perfetta, persino per bere la cioccolata in carrozza!

Primo piano

Il primo piano ospita le opere dal 1400 al 1900; documenta l’evoluzione delle manifatture castellane dal Medioevo AL Cinquecento, LO STILE  Compendiario e l’Istoriato Castellano, con opere dei maggiori esponenti di questo lungo percorso artistico che ha reso famoso il nome di Castelli. 

Il nucleo originario delle collezioni appartiene alla “Raccolta civica”, promosso da Giancarlo Polidori negli anni 1930-1940, quando era direttore della Scuola d’arte, via via arricchito da importanti depositi di enti pubblici quali la regione Abruzzo e il Museo nazionale d’Abruzzo o di collezionisti privati (Fuschi e Nardini) e dalle acquisizioni effettuate periodicamente, grazie anche alle donazioni di generosi estimatori. 

 
 
RACCOLTA INTERNAZIONALE D'ARTE CERAMICA CONTEMPORANEA
 
Una notevole Raccolta Internazionale d'arte ceramica contemporanea è ospitata dal  Liceo Artistico F.A. Grue, importante istituzione pubblica sita nel paese. La raccolta, avviata nel 1986 per iniziativa del preside Vincenzo Di Giosaffatte, è annessa all'Istituto d'Arte ed offre una panoramica sull'arte ceramica contemporanea.
 

Quel che più conta è che questa collezione “in progress" offre la più ampia testimonianza dello stato della ceramica in questo nostro tempo, che equivale poi a dire, dello stato dell’arte d’oggi, ed include operatori così diversi per propensioni, retroterra culturale e forza espressiva.

A rimarcare l’ampiezza d’orizzonte internazionale della raccolta, dove il rapporto tra tradizione locale e apertura cosmopolita rappresenta un  motivo tra i più stimolanti, basterebbe indicare alcuni altri operatori stranieri che documentano le diverse vie della ricerca ceramica nel mondo . Con oltre 500 opere di 350 artisti provenienti da 50 nazioni diverse, sono presenti artisti tra i quali gli italiani Brindisi e Biondi, o l'americano William, lo spagnolo Castaldo e il tedesco Kim Tai.

IL TERZO CIELO DI CASTELLI

Nello stesso edificio il “ terzo cielo”  di fattura moderna è esposto all’ingresso dell’Ist d’arte DI CASTELLI realizzato nel 1954 dalla stessa Scuola d'arte 'Francesco Grue' di Castelli invitata a partecipare alla X Triennale dell'Artigianato a Milano.

IL PRESEPE MONUMENTALE

Inoltre  è possibile visitare il monumentale presepe, opera dello stesso Istituto, che nel decennio 1965-1975 organizzò la sua attività didattica attorno al tema natalizio e produsse, con mirabile intesa di allievi e professori, le 54 statue offerte oggi alla suggestione del visitatore  


I nostri video e reels

I nostri video e reels in inglese

Dove si trova