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Il Museo Archeologico Nazionale di Campli e la Necropoli di Campovalano

Il Museo Archeologico Nazionale di Campli custodisce importanti reperti della Necropoli di Campovalano, un gioiello archeologico che testimonia gli usi e i costumi del popolo italico dei Pretuzi. La Necropoli  è un sito archeologico situato presso Campovalano nel territorio del comune di Campli, in provincia di Teramo.

l museo archeologico di Campli custodisce gli importanti reperti della Necropoli di Campovalano, un gioiello archeologico che testimonia gli usi e i costumi del popolo italico dei Pretuzi.

Il museo ha sede in alcuni ambienti dell'antico convento di San Francesco, fondato verso la fine del milleduecento. Vi si accede attraverso un porticato dove è possibile ancora ammirare le pregevoli finestre bifore e il portale polilobato che un tempo introduceva alla Sala Capitolare.

Avviato nel 1967 dal soprintendente Valerio Cianfarani, per ospitare i prestigiosi reperti provenienti dalle campagne di scavo della necropoli di Campovalano, il museo venne inaugurato nel 1988 e si è arricchito, fino al 1997. 

Con l’ausilio di ricostruzioni grafiche e ambientali, il percorso espositivo illustra l’evoluzione del rito funerario, presso un’etnia Pretuzia, di ambito culturale Medio-Adriatico o Piceno. 

 

Prima sala

Nella prima sala, intitolata “Campovalano prima degli italici”, viene illustrata la vita quotidiana nei villaggi nel corso dell’età del Bronzo, e in particolare nei secoli XIV e XIII a.C.. I resti di ossa animali ritrovati nell’antico villaggio di Coccioli, ci fanno capire le abitudini alimentari e gli usi di queste prime popolazioni, dedite soprattutto all’allevamento di bovini, ovini e suini. Da questi resti si deduce il ruolo preponderante che dovevano avere allevamento, pastorizia e agricoltura rispetto alla caccia.

 

Seconda sala

Chi l’ha detto che “un morto non racconta storie”?! 

Nella seconda sala del museo, gli studi condotti sugli scheletri umani ci fanno scoprire molto sulla speranza di vita, l’adattamento all’ambiente e i rapporti genetici con i popoli coevi di questi nostri progenitori. Ad esempio, sapevate che lo studio delle carie e di altre malattie dentarie ci rivela le abitudini alimentari di una popolazione? E sapete come distinguere il sesso di un individuo esaminando le ossa, o determinare l’età approssimativa della morte attraverso un cranio? Ebbene, il bacino femminile - per via della predisposizione alle gravidanze - è più largo e corto, mentre quello maschile è stretto allungato; così, le suture craniche di un individuo giovane, ancora in fase di crescita, sono più evidenti rispetto a quelle di un soggetto anziano. Aguzzate dunque la vista per scoprire queste e altre interessanti storie che gli scheletri ci raccontano!

 

Sale successive

Le sale successive sono interamente dedicate alla necropoli di Campovalano, con esposizione di corredi e ricostruzioni che mostrano l’evoluzione del rito funerario presso i Pretuzi e ci aiutano a capire gli usi e lo stile di vita di questo antico popolo.

Addentrandoci nelle sale, potremo cogliere le differenze sociali messe in luce dai diversi corredi funerari e comprendere quali erano le attività legate alle esigenze della vita quotidiana. 

Nei corredi funerari infatti, non mancano oggetti per la cura della persona, come le fibule, cioè spille per fermare le vesti, e i rasoi: quadrangolari quelli usati dagli uomini e a mezzaluna per le donne. Inoltre, vedrete che i nostri avi utilizzavano strumenti in bronzo e ferro per uso agricolo-pastorale e domestico, come bacili, caldaie, spiedi per cuocere le carni, recipienti a secchiello detti kurd e colini utilizzati durante la lavorazione del latte e la produzione di ricotte e formaggi. Tutti questi oggetti d’uso quotidiano, insieme al vasellame da mensa e a tazze in bronzo per la mescita del vino, testimoniano l’importanza del simposio, cioè dell’arte del banchetto, come momento per celebrare ricorrenze e vittorie attraverso la convivialità della tavola e del vino.

Le armi, di diverse forme per la difesa e per l'attacco, attestano precoci e preziosissime esperienze nella lavorazione dei metalli, raccontandoci l'evoluzione del combattimento su più secoli. Il gladius romano deriva proprio da una spada corta italica! A testimoniare il ruolo di guerrieri assegnato agli uomini, tutti i corredi funerari maschili presentano un tipico pugnale a cinque o tre antenne e una mazza in ferro, per il combattimento corpo a corpo, e due diversi tipi di lance: una per essere scagliata a distanza fino a quaranta metri di gittata e dotata di un sauroter, cioè di un peso alla fine dell’impugnatura per controbilanciarla e direzionarla; l’altra con una punta molto lunga, massiccia e pesante, utilizzata per lo scontro ravvicinato tra due schiere opposte di fanti.  

All'interno della tomba più grande di tutta la necropoli, coperta da un tumulo in terra di 25 metri di diametro circondato da pietre, è stato ritrovato anche un carro, cosa molto rara perché esempio di altissima tecnologia per quei tempi. Tra gli antichi popoli abruzzesi solo i Pretuzi usavano il carro da guerra, a due ruote in legno e ferro, simile nella forma a quelli poi utilizzati dai Romani. I carri erano trainati da una coppia di cavalli e servivano al trasporto del re sul campo di battaglia, per distinguerlo dagli altri, come simbolo del suo prestigio sociale.

Anche l'universo femminile è illustrato in molti aspetti. Se agli uomini era riservata l’attività della guerra, le donne si occupavano della filatura e tessitura e dell’ornamentazione e cura di sé. Una giovane “Penelope d’Abruzzo” è stata infatti sepolta con tutti i suoi strumenti da filatura: rocchetti fittili, fuseruole in ceramica e fusi in ferro. A testimoniare l’elevata classe sociale della ragazza è la presenza di preziosi monili che decoravano la sua veste funebre: un cinturone in cuoio e placche ornamentali in bronzo traforato; pendagli a forma di mano beneaugurante; conchiglie cipree simbolo di femminilità e ciondoli in pietra con funzione di portafortuna. 

Proseguendo nella visita, nella sepoltura dedicata alla “Regina di Campovalano” - una tomba a tumulo di circa 12 metri di diametro -  vedrete esposto un corredo funebre di eccezionale valore e vastità geografica, testimonianza dei rapporti commerciali che legavano i Pretuzi ai popoli coevi: una preziosa collana di grani in lamina d'oro e orecchini finemente lavorati, forse realizzata da oreficerie etrusche; un anello in bronzo con teste di serpente di cultura magno-greca; bracciali in argento di tradizione celtica; monili d’avorio africano; collane con perle di ambra proveniente dalla regione baltica e altre in vetro multicolore - materiale preziosissimo all’epoca - prodotte a Cartagine.


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