Tutta la storia della città è stratificata nelle mura della Badia di Santa Maria di Mejulano; e tutta la memoria è sedimentata in questo luogo, in contrada Porcina, o Mejulano, toponimo legato al Majo, quando in epoca preromana, qui si celebravano i Floralia dal 30 aprile al 3 maggio: processioni di ragazze vestite di tuniche bianche, che si recavano presso l’altare della dea Flora. Ad essa era dedicato un tempio, su cui i Benedettini fondarono chiesa e monastero, come testimonia il distico scolpito su una lapide sotto l’altare maggiore: “Quando ora ben sta, là dove flora fu un tempo, la rosa mistica del campo, che fu madre alma di Dio”. La Badia è menzionata, in seguito nelle bolle papali e nei registri diocesani come “Prepositura dell’Ordine di San Benedetto. Con ispecial culto veneravasi in Santa Maria de Mejulano l’immagine della Vergine e per le molte e grandissime grazie favorite dalla Regina del Cielo, suole accorrere gran folla di fedeli”. Nel monastero, oltre agli alloggi vi erano officine,e lo scriptorium, oltre che un laboratorio di miniatura.
Nel 1497, per volere di Andrea Matteo Acquaviva il monastero fu dei Padri Celestini, fino al 1807, quando, per effetto delle leggi Napoleoniche, la struttura fu convertita ad usi civili, restando comunque sempre un punto di riferimento e di aggregazione della comunità; prima come Centro sperimentale di Bachicoltura; poi come campo di concentramento nazista; successivamente ospitò una comunità di profughi Istriani, che restano ancora legati alla gente di Corropoli; fu poi preventorio pediatrico, ed oggi, restaurata, è sede del Municipio, conservando intatta la facciata tardo- gotica e all'interno il chiostro romanico con porticato e la torre quadrata con merlatura guelfa, in laterizio.